ARTIGIANATO
La situazione congiunturale anomala che si è determinata a seguito delle misure di lockdown, con fortissimi shock sia da domanda che da offerta, ha indotto Eurostat a raccomandare agli istituti di statistica nazionali di trattare l’ultima osservazione delle varie serie storiche come un “outlier”. Ciò ha comportato, da marzo, l’utilizzo di nuovi criteri di destagionalizzazione (l’elaborazione che consente di depurare il dato grezzo da effetti di calendario e stagionali). Tali criteri hanno avuto come effetto quello di traslare progressivamente solo sull’ultima osservazione disponibile tutto l’impatto, positivo o negativo.
L’identificazione dell’ultima rilevazione come “outlier” è stata decisa da Eurostat in via provvisoria, al fine di evitare meccaniche revisioni all’indietro delle serie storiche, come sarebbe successo utilizzando i vecchi parametri che suddividevano - anche se parzialmente - sui mesi precedenti l’impatto del nuovo dato, secondo le consuete metodologie statistiche di destagionalizzazione. Le conseguenze sarebbero state significative per molti indicatori, incluso il PIL.
Quando la situazione si normalizzerà, sarà pertanto necessario da parte di Eurostat rivedere di nuovo i parametri e ciò potrebbe determinare importanti revisioni dei dati, inclusi quelli dei trimestri appena trascorsi.
Sulla base di queste considerazioni, il criterio più agevole e ragionevole per interpretare l’attuale fase economica è quello di analizzare le variazioni tendenziali dei dati grezzi che non sono trattati statisticamente, ovvero le variazioni delle diverse variabili oggetto di indagine (produzione, fatturato e ordini), rapportate allo stesso periodo dell’anno precedente. Tale considerazione è valida soprattutto per i territori di piccole dimensioni, che sono soggetti a oscillazioni molto ampie delle variabili utilizzate per descrivere la dinamica manifatturiera e dove il campione oggetto di rilevazione tende ad autoselezionarsi più rapidamente rispetto ad altre aree territoriali.
Dopo la ripresa del terzo trimestre, il quarto del 2020 si è chiuso con dei segnali contrastanti provenienti dai territori. Sia per l’area metropolitana milanese che per il Lodigiano, l’ultimo trimestre dell’anno ha evidenziato una sostenuta involuzione dell’attività industriale, mentre per l’area brianzola la dinamica trimestrale evidenzia dei segnali positivi sia con riferimento alla produzione sia nei confronti del fatturato e degli ordini.
Per il comparto artigiano, il 2020 è stato comunque il peggior periodo degli ultimi undici anni: le perdite subite dalla produzione industriale nell’area vasta di Milano, Monza Brianza e Lodi sono state ingenti e superiori alle flessioni registrate dal sistema manifatturiero; in serie storica per trovare una performance peggiore occorre risalire al 2009.
Il segnale congiunturale, ossia riferito al precedente trimestre, evidenzia una flessione della produzione industriale particolarmente profonda per l’area metropolitana di Milano (-8% destagionalizzato) e per la provincia di Lodi (-4,3% destagionalizzato), che contrasta ampiamente con la crescita registrata dal comparto artigiano di Monza e Brianza (+3,8% destagionalizzato). Il quadro generale dei territori si confronta comunque con un comparto artigiano ancora in difficoltà anche nel territorio della regione, dove la produzione si incrementa solo di pochi decimi di punto (+0,2% destagionalizzato).
Tale andamento si è replicato anche sul piano del fatturato e degli ordini, dove si è registrata una netta divaricazione delle performance tra area metropolitana milanese e comprensorio lodigiano da un lato e il territorio brianzolo dall’altro.
La dinamica di entrambi gli indicatori si è infatti palesata in arretramento nei primi due territori: in particolare nella provincia di Lodi, dove si è verificata una significativa contrazione sia del portafoglio ordini sia del fatturato (-3,9% e -2,3% destagionalizzato), mentre per l’area metropolitana milanese la decrescita si è manifesta in misura più limitata sia in relazione al fatturato (-1,1%) sia nei confronti degli ordini (-0,4% destagionalizzato).
A tale trend sfugge invece il comparto artigiano dell’area brianzola: nei confronti del precedente trimestre entrambi gli indicatori hanno palesato una rilevante crescita, il dettaglio evidenzia infatti un incremento significativo sia del fatturato che del portafoglio ordini (rispettivamente +8% e +9,5% destagionalizzato), nettamente superiore a quanto ottenuto dal settore in Lombardia (rispettivamente +0,8% e +3% destagionalizzato).
Passando alle dinamiche tendenziali, il quadro di dettaglio dei territori registra per l’area metropolitana milanese una flessione ancora più robusta della produzione rispetto al quarto trimestre dello scorso anno (-10,9%), superiore per intensità alla dinamica registrata in Lombardia (-4,9%).
Il significativo arretramento della produzione si è associato a una sensibile flessione della dinamica del fatturato (-8,9%) e degli ordini (-10,6%), palesando un’intensità di scala molto più ampia rispetto al contesto regionale, dove l’artigianato mostra un calo rilevante sia nei confronti del fatturato (-4,5%) sia delle commesse acquisite (-6,1%).
L’analisi della dinamica tendenziale evidenzia che il territorio di Monza e Brianza ha conseguito una performance che si discosta di misura rispetto al quadro lombardo e degli altri territori dell’area vasta. Nei confronti del quarto trimestre dello scorso anno, l’artigianato manifatturiero locale è riuscito a ottenere un aumento dei volumi prodotti (+0,5%), che – seppure limitato – è tuttavia migliore rispetto alla flessione subita dal comparto in Lombardia (-4,9%).
Relativamente al fatturato, il dato certifica invece una stagnazione rispetto allo scorso anno (-0,1%), mentre è più intensa la flessione registrata dal portafoglio ordini della manifattura artigiana (-3,6%). Tali performance si inseriscono in un contesto regionale di generale sofferenza del settore sia per il fatturato che per gli ordini (rispettivamente -4,5% e -6,1%).
In relazione alla provincia di Lodi, le dinamiche tendenziali dell’artigianato manifatturiero replicano – sotto il profilo della produzione, del fatturato e degli ordini – quanto registrato dal settore nell’area milanese: l’analisi della dinamica tendenziale evidenzia quindi per il Lodigiano una performance ampiamente peggiore del contesto regionale.
Rispetto al quarto trimestre dello scorso anno, l’artigianato manifatturiero locale ha registrato una flessione di vasta entità dei volumi prodotti, ampiamente superiore a quanto rilevato in Lombardia (rispettivamente -10,7% e -4,9%). Analogamente, nei riguardi del fatturato e degli ordini, le rispettive dinamiche (-9,2% e -12,3%) si sono espresse con un arretramento superiore al contesto lombardo (rispettivamente -4,5% e -6,1%).
Passando alle prospettive di breve termine del settore, ossia riferite al primo trimestre 2021, prevale un peggioramento del sentiment generale che percorre trasversalmente tutti i territori dell’area vasta, comprendendo la dimensione della produzione, quella degli ordini provenienti dal mercato e l’occupazione.
Il segnale complessivo è ancora soggetto a un’estrema volatilità, considerando l’evoluzione del contesto pandemico generale, all’interno del quale sono state formulate le previsioni, e il veloce mutamento della fiducia delle imprese, sulla quale incidono in misura determinante i provvedimenti emanati per far fronte al peggioramento della pandemia, azioni che contemplano la possibilità di ricorrere a ulteriori lockdown territoriali.
I dati dell'indagine congiunturale sono rilasciati da Unioncamere Lombardia con licenza Creative Commons