Scenario
Le tensioni commerciali, dopo l’introduzione dei dazi all’import da parte degli Stati Uniti, si stanno lentamente normalizzando. Sono quindi rientrate le temute ritorsioni commerciali, soprattutto da parte cinese, mantenendo il sistema commerciale sostanzialmente aperto. In tal senso vanno quindi letti gli accordi commerciali tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea e nei confronti della Cina. Lo scenario internazionale resta comunque dominato da un elevato grado di incertezza, per la possibile ripresa del rischio dazi, mentre permangono le tensioni legate agli scenari di guerra, soprattutto per l’area europea, dove la guerra in Ucraina è ormai arrivata al suo quarto anno.
Secondo le proiezioni del Fondo Monetario Internazionale, contenute nel World Economic Outlook di ottobre 2025, l'inflazione scenderà al 4,2% a livello globale nel 2025 e al 3,7% nel 2026, con notevoli divari. Si passa da un'inflazione superiore al target negli Stati Uniti – con rischi orientati al rialzo – a un'inflazione contenuta in gran parte del resto del mondo, in particolare nell’Eurozona.
Il volume del commercio mondiale crescerà a un tasso medio del 2,9% nel 2025-2026, sostenuto dall'anticipazione degli investimenti e dagli accumuli in scorte nel 2025, ma sarà inferiore al tasso di crescita del 2024 (+3,5%).
Pur in lieve miglioramento rispetto alle previsioni di luglio, si stima un rallentamento nella crescita globale: dal +3,3% del 2024 al +3,2% nel 2025, fino ad arrivare al +3,1% nel 2026.
L'analisi per area geoeconomica mostra una previsione di crescita dell’1,6% nel periodo 2025-2026, inferiore quindi alla dinamica registrata nel 2024 (+1,8%).
In particolare, il PIL degli Stati Uniti per il 2025 è stimato in significativo rallentamento rispetto al 2024 (+2,8%), con una previsione di crescita del 2% nel 2025 e un assestamento per il 2026 pari a +2,1%.
Relativamente all’Eurozona, le attese per il 2025 sono orientate verso un miglioramento, fissando il PIL dell’area a +1,2%, tre decimi di punto in più rispetto al 2024 (+0,9%). Per il 2026 le previsioni indicano invece un rallentamento, con un incremento dell’output pari a +1,1%.
Nei confronti del Giappone, il FMI ha operato una revisione al rialzo delle stime per il 2025-2026, l’aumento previsto sarà pertanto superiore a quanto registrato nel 2024 (+0,1%).
La dinamica del PIL si collocherà quindi a +1,1% nel 2025, ma rallenterà nel 2026 a +0,6%.
Nei confronti delle Economie Emergenti, le previsioni del Fondo Monetario Internazionale indicano una decelerazione della dinamica di crescita nel biennio 2025-2026 rispetto all’output prodotto nel 2024 (+4,3%).
Il dettaglio biennale indica un aumento stimato del PIL complessivo pari a +4,2% nel 2025 e in ulteriore riduzione nel 2026, quando si collocherà a +4%.
Nell’ambito delle Economie Emergenti e in via di sviluppo, si confermano le previsioni elaborate in precedenza sia per la Cina sia per l’India.
Nel 2025 la crescita attesa per il PIL cinese sarà pari a +4,8%, che riflette da un lato una dinamica economica migliore del previsto nella prima metà del 2025, dall’altro la significativa riduzione dei dazi tra Stati Uniti e Cina a seguito degli accordi commerciali. Nei confronti del 2026, la dinamica è prevista in rallentamento, quando il saggio incrementale si collocherà a +4,2%.
Relativamente all’India, la seconda economia per rilevanza nell’ambito dei Paesi asiatici emergenti, le previsioni FMI per il 2025 sono state riviste al rialzo. La crescita attesa è pari a +6,6%, superiore al saggio del +6,5% raggiunto nel 2024.
Nel passaggio al 2026, la proiezione elaborata dal Fondo Monetario indica un aumento del PIL pari a +6,2%, in rallentamento quindi rispetto al biennio precedente.
Nei confronti dell’Italia, il terzo trimestre 2025 ha registrato, secondo le stime definitive Istat, una variazione positiva della dinamica del PIL rispetto ai tre mesi precedenti (+0,1%) che segue alla lieve diminuzione del secondo trimestre (-0,1%) e all’aumento rilevato nel primo (+0,3%).
Sull’andamento trimestrale ha inciso l’apporto negativo dell’industria alla formazione del valore aggiunto (-0,3%) bilanciato dal contributo positivo registrato dal comparto dei servizi (+0,2%). Dal lato della domanda, gli ultimi dati Istat evidenziano un apporto positivo da parte delle esportazioni (+2,6%), degli investimenti (+0,6% ) e dei consumi finali nazionali (+0,1%), oltre che una crescita dell’import (+1,2%).
Le più recenti previsioni, sia nazionali sia internazionali, registrano per l’Italia una differenziazione delle stime di crescita per il 2025: il PIL è previsto in aumento in un intervallo compreso tra +0,4%, secondo la Commissione Europea, e +0,6% secondo la Banca d’Italia e l’OCSE. In un punto mediano, pari a +0,5%, si collocano invece le stime di Istat, Prometeia, Ref, e del Fondo Monetario Internazionale.
Per Il 2026, l’intervallo previsivo evidenzia un range più ampio compreso tra il +0,5%, stimato da Ref, e il +0,8% indicato dall’Istat, dalla Commissione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale. A un livello di poco inferiore si collocano invece le previsioni elaborate dalla Banca d’Italia e da Prometeia (+0,7%), mentre si ferma a +0,6% la previsione di crescita fornita dall’OCSE.