Scenario
Secondo le proiezioni del Fondo Monetario Internazionale, riportate nel World Economic Outlook di gennaio 2025, la crescita globale è stimata costante per il biennio 2025-2026 ossia al +3,3%, in aumento quindi di un decimo di punto rispetto al 2024 (+3,2%).
Tuttavia, queste stime sono caratterizzate da un elevato grado di incertezza a causa del cambiamento nel contesto internazionale, dovuto all'orientamento protezionistico delle politiche commerciali statunitensi nei confronti del resto del mondo e alla continua presenza di tensioni geopolitiche in ambito internazionale ascrivibili in particolare ai teatri di guerra in Europa e Medio Oriente.
L'analisi per area geoeconomica mostra per le Economie Avanzate una crescita stimata compresa tra +1,9% e +1,8% per il biennio 2025-2026, dinamica che segue l’aumento dell'output registrato nel 2024 fermo a +1,7%.
In questo contesto, il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita per gli Stati Uniti per il 2025, collocandole a +2,7%, leggermente inferiori rispetto al +2,8% registrato nel 2024.
Per il 2026, le proiezioni per l'economia americana indicano invece un significativo rallentamento, con una crescita stimata a +2,1%.
Passando all’Eurozona, l’aumento previsto del PIL nel 2024 non ha superato il punto percentuale (+0,8%), persistendo sulla dinamica sia la debolezza della Germania (-0,2%), in recessione per il secondo anno consecutivo, sia la crescita contenuta dell’Italia, stimata dal FMI a +0,6%, inferiore quindi alla media dell’area e al target del governo.
Per il biennio 2025-2026, le previsioni per l’Eurozona sono orientate verso un progressivo irrobustimento, il PIL si attesterà quindi a +1% nel 2025 e la dinamica si collocherà a +1,4% nel 2026.
Relativamente al Giappone, le stime del FMI per il 2024 registrano un decremento del PIL rispetto all’anno precedente (-0,1%).
La ripresa nipponica è quindi stimata per il biennio 2025-2026; il dettaglio previsivo evidenzia infatti una crescita consistente nel 2025 (+1,1%) che proseguirà, ma a un ritmo inferiore, anche nel 2026 (+0,8%).
Nei confronti delle Economie Emergenti, le previsioni del Fondo Monetario Internazionali, indicano nel 2025 una stabilizzazione del percorso di crescita a +4,2%, identico quindi a quanto registrato nel 2024, e un’accelerazione nel 2026 quando il PIL complessivo si attesterà a +4,3%.
In questo gruppo di economie, le problematiche maggiori provengono dalla dinamica di crescita della Cina.
Nel 2024 il PIL cinese si è, infatti, fermato a +4,8% - in rallentamento di quattro decimi di punto rispetto al 2023 - essendo gravato da elementi strutturali quali la debolezza della domanda interna, la prolungata recessione del settore immobiliare, l’eccesso di capacità produttiva in alcuni settori e il peggioramento del clima di fiducia.
Partendo da questo quadro complessivo, le stime del FMI evidenziano per la Cina un ulteriore indebolimento della dinamica di crescita nel biennio 2025-2026.
Il dettaglio previsivo stima pertanto una decelerazione del PIL nel 2025 che si attesterebbe a +4,6% e in ulteriore riduzione nel 2026 quando la crescita si collocherà a +4,5%.
Nel biennio di previsione si rifletterebbe quindi la debolezza del settore immobiliare che trainerebbe la decrescita degli investimenti, in un quadro di minore redditività delle imprese e di peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro.
Nei confronti dell’Italia, le più recenti previsioni elaborate dagli organismi internazionali e nazionali, registrano una frammentazione elevata delle stime di crescita del PIL per il 2025.
Il dettaglio previsivo per il 2025 evidenzia pertanto una proiezione più pessimistica da parte di Prometeia che stima una crescita del PIL nazionale ferma a +0,5% attribuibile a un contesto internazionale in consistente rallentamento dal lato della domanda e a una politica monetaria necessariamente più restrittiva, crescita che dipenderà quindi dagli investimenti pubblici del PNRR, ma non da quelli privati stimati in decelerazione
Relativamente agli altri organismi, sia le stime elaborate dal Fondo Monetario Internazionale (+0,7%) che le previsioni sviluppate dalla Banca d’Italia (+0,8%) e dall’OCSE (+0,9%), sono tutte orientate verso un intervallo di crescita inferiore al punto percentuale, mentre più ottimistiche appaiono le previsioni della Commissione Europea (+1%).
Nel secondo anno di previsione – ossia nel 2026 – il PIL riprenderà a crescere con una scala di intensità superiore al punto percentuale secondo le stime elaborate da OCSE, Commissione Europea (+1,2% per entrambi), e Banca d’Italia (+1,1%), mentre si collocherà ad un livello inferiore al punto percentuale per il Fondo Monetario Internazionale (+0,9%).