Scenario

Trimestre
Quarto
Anno
2021
Quadro internazionale

L’economia globale entra nel 2022 con una posizione più debole del previsto. L’eredità della pandemia, giunta ormai nel secondo anno, si è saldata su un contesto internazionale caratterizzato dalle tensioni geopolitiche tra Paesi occidentali e Federazione Russa a seguito dell’invasione armata dell’Ucraina con il peggioramento delle relazioni internazionali e i conseguenti shock economici, a oggi non ancora quantificabili nella loro interezza, ma già evidenti sui mercati delle materie prime, dei prodotti agricoli, dei circuiti finanziari e sul livello degli scambi internazionali.

Il contesto macroeconomico continua infatti a caratterizzarsi per un aumento costante dei prezzi dell’energia e di criticità dal lato dell’offerta di materie prime e nei confronti delle supply chain globali. Tali elementi hanno contribuito a elevare significativamente i prezzi internazionali dei prodotti e dei noli, collocando l’inflazione a un livello più alto del previsto.

Analizzando gli ultimi dati prodotti dal Fondo Monetario Internazionale nel World Economic Outlook di gennaio 2022, emerge che la crescita mondiale per il 2021 è stata superiore alle attese, ossia pari al 5,9%, mentre le previsioni inziali per il 2022 (+4,4%) saranno oggetto di una rilevante revisione alla luce degli sviluppi del contesto politico e macroeconomico internazionale.

Relativamente alla dinamica delle aree geoeconomiche mondiali, nel 2021 si osserva che nel gruppo delle economie avanzate l’incremento registrato nell’anno (+5%) ha beneficiato di un tasso di crescita sensibilmente più elevato negli Stati Uniti (+5,6%) rispetto all’Eurozona (+5,2%).

Nei mercati emergenti e in via di sviluppo, nonostante il persistere di un contesto pandemico peggiore, la ripresa si è manifesta con un ritmo maggiore (+6,5%) e con saggi di incremento più elevati sia in Cina (+8,1%) che in India (+9%).

Il quadro previsivo per il 2022, a parte l’escalation militare in Europa, continua a mantenere alcuni tratti di fondo dettati dallo sviluppo della pandemia, che mantiene la sua presa sulla dinamica sanitaria ed economica.

L’accesso su scala globale a vaccini, test e trattamenti è quindi ancora essenziale per ridurre il rischio di ulteriori varianti pericolose e ciò richiede una maggiore produzione di forniture sanitare, efficienti catene logistiche e una distribuzione internazionale più equa.

In molti Paesi, la politica monetaria dovrà continuare su un percorso di inasprimento per frenare le pressioni inflazionistiche, già in fase avanzata negli Stati Uniti dove i prezzi al consumo hanno palesato un costante incremento, che a febbraio 2022 si è espresso con un tasso del 7,9%. Tale dinamica ha indotto la Fed ad aumentare i tassi di interesse sui fondi federali in un intervallo tra 0,25 e 0,5%. Le proiezioni economiche del Federal Open Market Committee indicano inoltre un’accelerazione della stretta monetaria nel 2022, con ulteriori sei aumenti che a fine anno dovrebbero palesarsi con un tasso mediano compreso tra l’1,75 e il 2%. La mossa della Fed è legata alla previsione di un’economia ancora solida, sebbene in significativa decelerazione rispetto alle previsioni precedenti, con un’inflazione comunque destinata a tornare verso il 2%.

Le incognite presenti sul quadro internazionale hanno inoltre indotto la Banca Centrale Europea a riformulare le prospettive di crescita: il PIL dell’Eurozona è quindi stimato in decelerazione al +3,7% dagli esperti dell’Eurosistema.

Le prospettive per l’attività nell’area dell’euro sono diventate molto incerte e dipendono in modo cruciale dagli eventi in Ucraina, che stanno indebolendo le prospettive di crescita a breve termine. Lo scoppio del conflitto ha esercitato un’ulteriore forte pressione sul rialzo dei prezzi delle materie prime e l’impatto sull’area dell’euro è considerevole, in quanto la Russia è il suo principale fornitore di energia, rappresentando il 20% del suo petrolio e il 35% del gas. Le sanzioni all’economia russa pesano sulla domanda estera diretta verso l’Eurozona, sebbene la quota di domanda proveniente dalla Russia sia limitata al 3%.

Ma non è solo l’energia il settore più esposto alle tensioni geopolitiche derivanti dall’invasione dell’Ucraina, anche l’agricoltura si troverà ad affrontare pesanti conseguenze: l’Ucraina fornisce all’Unione Europea il 57% delle sue importazioni di mais, il 42% dei semi di colza e il 47% dei semi di girasole, tutti prodotti destinati a diventare mangime per animali; mentre il 30% dei fertilizzanti sono importati dalla Russia.

 

Economia italiana

Relativamente all’Italia, come per gli altri Paesi europei, il 2021 ha registrato una netta ripresa del PIL (+6,6%), che segue alla massiccia flessione del 2020 (-9%). In tale contesto di crescita devono pertanto essere analizzati sia la ripresa dei consumi (+4,1%) sia l’aumento della spesa delle famiglie (+5,2%) che degli investimenti (+17%).

Il quadro previsivo per l’Italia per il 2022 risulta anch’esso compromesso sia dagli scenari geopolitici sia dal contesto pandemico – ancora presente e in evoluzione – sia dallo shock dei prezzi energetici. In tal senso, una prima valutazione effettuata da Istat riguardo il rincaro dei prezzi delle commodities energetiche mostra che, a parità di altre condizioni, il PIL italiano risulterebbe inferiore di 0,7 punti percentuali rispetto a quello stimato in uno scenario base in cui le quotazioni dei beni energetici rimanessero sui livelli di inizio anno.

L’attività economica verrebbe condizionata negativamente dal più basso livello dei consumi delle famiglie, che si accompagnerebbe a una riduzione della propensione al risparmio. Rispetto allo scenario base risulterebbe più bassa sia l’occupazione sia il saldo della bilancia di beni e servizi misurato in percentuale di PIL.

In tal senso anche le stime più recenti di Prometeia – a marzo 2022 – indicano una brusca frenata del PIL, ossia un aumento del 2,3%, ampiamente rivisto quindi rispetto alla crescita stimata nei trenta giorni precedenti (+3,6%), considerato il deteriorarsi della situazione internazionale a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina e delle sanzioni economiche verso la Russia, in un contesto di potenziali nuove ondate pandemiche e in un quadro di alta inflazione stimata al 5,3% nel 2022.

Il peggioramento dell’outlook previsivo registra pertanto un’esposizione particolare dell’Italia verso la Russia, dove l’export verso tale area incide per mezzo punto percentuale di PIL, inoltre a tale quadro si aggiunge che sia Russia che Ucraina detengono quote significative nelle forniture al nostro Paese di alcune materie prime e semilavorati (titanio, palladio) importanti per i settori dell’automotive, dell’agroalimentare e della zootecnia (grano, mais, colza, girasoli, fertilizzanti).

 

 

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