Scenario
L’economia globale si è avviata nel 2023 verso una fase di rallentamento, la crescita rimarrà quindi debole rispetto agli standard sperimentati nel recente passato, poiché gravano ancora delle incertezze di fondo, determinate dalla guerra tra Russia e Ucraina e dal contesto di lotta all’inflazione perseguita globalmente dalle banche centrali attraverso le politiche di rialzo dei tassi di finanziamento.
Nonostante questi venti contrari, le prospettive per il 2024 sono meno negative rispetto alle previsioni precedenti e potrebbero rappresentare un punto di svolta, con la crescita in ripresa dopo il punto di minimo raggiunto nel 2023 e l’avvio di un percorso calante dell’inflazione, per il quale occorrerà comunque attendere un assestamento della parte cosiddetta “core”, ossia di base, al netto delle componenti più volatili, quali energia e generi alimentari. Il Fondo Monetario Internazionale stima infatti che per l’80% delle economie globali l’inflazione si manterrà ancora oltre il livello pre-pandemia fino alla fine del 2024.
In tale contesto il Fondo Monetario Internazionale ha leggermente migliorato le previsioni tra il 2022 e il 2023. La crescita globale rallenterà dal 3,4% del 2022 al 2,9% nel 2023, per poi risalire al 3,1% nel 2024.
Per le Economie Avanzate il rallentamento si paleserà in misura più incisiva con una drastica diminuzione della dinamica, passando dal +2,7% del 2022 al +1,2% nel 2023, per poi riprendere debolmente nel 2024 a +1,4%.
Gli Stati Uniti registreranno un percorso discendente rispetto alla crescita del 2022 (+2%), in linea con il contesto delle Economie Avanzate (+1,4% nel 2023 e +1% nel 2024).
In questo gruppo di economie, l’Eurozona subirà l’arretramento più pronunciato del PIL, passando da +3,5% del 2022 a +0,7% nel 2023, come conseguenza dell’inasprimento della politica monetaria da parte della BCE e dell’aumento dei prezzi dell’energia importata, per poi riprendere nel 2024 (+1,6%).
I mercati emergenti e le economie in via di sviluppo hanno anch’essi toccato il punto di minimo nel 2022 (+3,9%), con una crescita prevista in modesto aumento (+4% nel 2023 e +4,2% nel 2024).
In Cina, le restrizioni e le politiche di contenimento dell’epidemia di Covid-19 hanno frenato la crescita economica nel 2022 (+3%). Con la progressiva riapertura dell’economia e dei traffici commerciali, le previsioni indicano una consistente accelerazione dell’attività economica nel 2023 (+5,2%), con un parziale rallentamento nel 2024 (+4,5%).
L’India, nonostante sia – insieme alla Cina – una delle economie più dinamiche, mostrerà un rallentamento evidente nel 2023 (+6,1%), facendo perdere al Paese sette decimi di punto di PIL, che saranno però recuperati nel corso del 2024 (+6,8%).
Il 2022 si è chiuso positivamente per l’Italia, l’incremento stimato del PIL da parte dei principali previsori nazionali e internazionali (+3,9%) è stato sostenuto dalla domanda nazionale, sulla quale ha inciso in misura rilevante la spesa delle famiglie rispetto agli investimenti.
Gli apporti settoriali hanno registrato, sull’onda degli interventi fiscali statali, una dinamica molto positiva per le costruzioni, alla quale si è associato il contributo dei servizi, mentre si è rivelato debole quello dell’industria e negativo quello dell’agricoltura.
Il focus sull’inflazione registra un quadro previsivo che colloca il tasso all’8,1% nella media del 2022, con una stima per il 2023 al 5,8%, quando si ridimensioneranno le componenti legate all’energia. Tuttavia, il persistere nell’orizzonte di previsione di un saggio inflazionistico alto si rifletterà sulla perdita di potere di acquisto dei salari, essendo la relativa dinamica lontana da una piena indicizzazione alla crescita inflazionistica.
Relativamente al trend previsivo del PIL per il 2023, i principali organismi previsivi, quali FMI, Banca d’Italia e Prometeia validano un quadro di resilienza per l’anno corrente, con scale di intensità oscillanti tra +0,6% e + 0,7%.
Le stime Prometea indicano nel 2023 un rallentamento consistente dei consumi e degli investimenti rispetto al precedente anno (+0,9% e +0,8%).
Lo scenario di previsione segna invece un miglioramento nel 2024: sia il Fondo Monetario Internazionale che Prometeia indicano una ripresa intorno al punto percentuale, mentre sono più elevate le stime sul PIL della Banca d’Italia (+1,2%).
La situazione congiunturale anomala che si è determinata a seguito delle misure di lockdown, con fortissimi shock sia da domanda che da offerta, ha indotto Eurostat a raccomandare agli istituti di statistica nazionali di trattare l’ultima osservazione delle varie serie storiche come un “outlier”. Ciò ha comportato, da marzo, l’utilizzo di nuovi criteri di destagionalizzazione (l’elaborazione che consente di depurare il dato grezzo da effetti di calendario e stagionali). Tali criteri hanno avuto come effetto quello di traslare progressivamente solo sull’ultima osservazione disponibile tutto l’impatto, positivo o negativo.
L’identificazione dell’ultima rilevazione come “outlier” è stata decisa da Eurostat in via provvisoria, al fine di evitare meccaniche revisioni all’indietro delle serie storiche, come sarebbe successo utilizzando i vecchi parametri che suddividevano - anche se parzialmente - sui mesi precedenti l’impatto del nuovo dato, secondo le consuete metodologie statistiche di destagionalizzazione. Le conseguenze sarebbero state significative per molti indicatori, incluso il PIL.
Quando la situazione si normalizzerà, sarà pertanto necessario da parte di Eurostat rivedere di nuovo i parametri e ciò potrebbe determinare importanti revisioni dei dati, inclusi quelli dei trimestri appena trascorsi.
Sulla base di queste considerazioni, il criterio più agevole e ragionevole per interpretare l’attuale fase economica è quello di analizzare le variazioni tendenziali dei dati grezzi che non sono trattati statisticamente, ovvero le variazioni delle diverse variabili oggetto di indagine (produzione, fatturato e ordini), rapportate allo stesso periodo dell’anno precedente. Tale considerazione è valida soprattutto per i territori di piccole dimensioni, che sono soggetti a oscillazioni molto ampie delle variabili utilizzate per descrivere la dinamica manifatturiera e dove il campione oggetto di rilevazione tende ad autoselezionarsi più rapidamente rispetto ad altre aree territoriali.