Scenario

Trimestre
Secondo
Anno
2023
Quadro internazionale

L’economia globale continua a riprendersi gradualmente dalle conseguenze della pandemia e dell’invasione russa dell’Ucraina, mentre la crisi sanitaria da Covid-19 è ufficialmente terminata secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).

L’attività economica si sta dimostrando resiliente, beneficiando del ripristino delle catene di approvvigionamento, ritornate ai livelli pre-pandemia, e di un contesto globale di graduale discesa dei prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari, con la conseguente discesa dell’inflazione globale: secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, il tasso di inflazione mondiale diminuirà dall’8,7% del 2022 al 6,8% nel 2023 per stabilizzarsi al 5,2% nel 2024.

Sul percorso di ripresa gravano tuttavia alcune incognite, vi sono infatti dei segnali del fatto che l’attività economica stia perdendo slancio sulla scia dell’aumento dei tassi ufficiali da parte delle banche centrali in chiave anti-inflazione. Il peggioramento delle condizioni di finanziamento sta infatti avendo delle pesanti ripercussioni sia sui consumatori sia sulle imprese.

Il Fondo Monetario Internazionale, nell’aggiornamento di luglio 2023 del World Economic Outlook, prevede che la crescita globale diminuirà dal 3,5% del 2022 al 3% sia nel 2023 che nel 2024. Le previsioni per il 2023-24 rimangono comunque ben al di sotto della media annuale storica (2000-2019) del 3,8%.

Tra le principali aree geoeconomiche globali, le Economie Avanzate registrano un trend declinante per il biennio 2023-2024. Il PIL aggregato è stimato in rilevante contrazione, passando dal 2,7% del 2022 all’1,5% nel 2023, riducendosi ulteriormente nel 2024 all’1,4%, in un contesto di elevata inflazione che, al netto delle componenti alimentare ed energetica, è stimata nel 2023 al 5,1%, dunque invariata rispetto all’anno precedente. La riduzione è quindi attesa nel 2024, quando si collocherà al 3,5%, ovvero ancora al di sopra del target del 2% fissato dalle banche centrali per la stabilizzazione dei prezzi.

Tra le Economie Occidentali, l’Eurozona risulterà la più penalizzata, il PIL dell’area è previsto in sensibile arretramento, passando dal 3,5% del 2022 allo 0,9% nel 2023.

Sulla dinamica negativa pesa la contrazione stimata del PIL tedesco nel 2023 (-0,3%) e i significativi rallentamenti previsti per Francia (da +2,5% del 2022 a +0,8% nel 2023), Italia (da +3,7% a +1,1%) e Spagna (da +5,2% a + 2,5%).

Solo nel 2024 l’Eurozona inizierà a invertire il trend, recuperando parzialmente la crescita: il PIL dell’area è stimato infatti in aumento a +1,5%, trainato dalla ripresa tedesca e francese (+1,3% per entrambe), mentre per l’Italia il Fondo Monetario Internazionale prevede una decelerazione del PIL (+0,9%).

Riguardo agli Stati Uniti, la crescita è stimata in rallentamento dal +2,1% del 2022 al +1,8%, per diminuire ulteriormente nel 2024 al +1%, dato l’esaurirsi della spinta dei consumi e il mantenimento di tassi di interesse elevati da parte della Federal Reserve, ora al 5,5%.

Per le Economie Emergenti la dinamica complessiva si presenta migliore, la crescita rimarrà stabile al 4% nel 2023 per aumentare nel 2024 al 4,1%, ciò è dovuto in particolare alle Economie Emergenti dell’Asia al netto del contributo cinese.

Relativamente alla Cina, le stime del Fondo Monetario Internazionale indicano ancora un’accelerazione della crescita nel 2023 (+5,2%), tuttavia nel 2024 le proiezioni registrano un rallentamento (+4,5%) a causa di una decelerazione degli investimenti che riflettono le recenti tensioni sul mercato immobiliare e la persistenza di un’elevata disoccupazione giovanile.

 

Economia italiana

Le ultime stime elaborate dai principali previsori internazionali e nazionali sono ancora orientate verso un ridimensionamento della dinamica del PIL rispetto al 2023.

 Le ultime proiezioni registrano una forchetta previsiva compresa tra +1,1% del Fondo Monetario Internazionale nelle sue stime di luglio e +1,3% secondo quanto indicato dalla Banca d’Italia nel mese di giugno.

Relativamente agli altri previsori si osserva una convergenza tra Istat, OCSE e Commissione Europea che prevedono una crescita del PIL italiano del +1,2% nel 2023.

La differenziazione maggiore riguarda invece il quadro previsivo per il 2024, in rallentamento rispetto all’anno precedente. In particolare il Fondo Monetario Internazionale stima per l’Italia un ridimensionamento del saggio di crescita, inferiore al punto percentuale (+0,9%). La stima si discosta ampiamente dalle previsioni elaborate da OCSE, Commissione Europea, Istat e Banca d’Italia che concordano verso un saggio di incremento a +1,1%.

Secondo le stime puntuali elaborate dall’Istat, nel biennio di previsione, l’aumento del PIL verrebbe sostenuto principalmente dal contributo della domanda interna, i consumi delle famiglie – dopo un aumento compresso nel 2023 (+0,5%) – sono stimati in rafforzamento nel 2024 (+1,1%).

Dal lato degli investimenti si manterranno ancora in terreno positivo, sebbene con un rallentamento della dinamica nel biennio di previsione. All’aumento stimato del +3% del 2024 seguirà infatti un incremento più contenuto nell’anno successivo (+2%).

Il focus congiunturale sulla dinamica del PIL italiano nel secondo trimestre 2023 registra, secondo le stime Istat, una consistente contrazione rispetto al trimestre precedente (-0,3% destagionalizzato). I contributi dei settori alla formazione del PIL evidenziano una diminuzione sia per l’agricoltura sia per l’industria, mentre i servizi mostrano un lieve aumento.

Gli effetti di tali andamenti si riflettono sulla variazione acquisita del PIL per il 2023 stimata da Istat a +0,8% (crescita che si otterrebbe a fine 2023 in presenza di variazioni congiunturali nulle nei successivi due trimestri dell’anno).

 

Archivio

Filtro anno congiuntura
Filtro trimestre congiuntura
Filtro categoria congiuntura