La dinamica dell’artigianato brianzolo
L’artigianato manifatturiero brianzolo nel secondo trimestre del 2023 mostra un sensibile rallentamento della dinamica di crescita, in linea con quanto si può osservare a livello regionale. Il dato della produzione registra ancora valori positivi, mentre fatturato e ordini segnano una leggera flessione congiunturale e al contempo le aspettative sul futuro rilevano un diffuso pessimismo. Su base annua la produzione cresce del 3,2%, un valore ancora positivo, ma in rallentamento rispetto ai trimestri precedenti. Il grafico permette di apprezzare il trend della produzione dell’artigianato brianzolo su un periodo più lungo, nel quale si osserva una lieve crescita nel 2019, il forte crollo nella prima metà del 2020 e la successiva risalita, che si è quasi arrestata proprio nel trimestre in esame. Il numero indice della produzione (espresso con base 2010 pari a 100) raggiunge nel trimestre quota 112,9 toccando quindi un nuovo massimo nella serie storica recente (nel secondo trimestre 2020 il minimo era stato di 81,2).
La dinamica congiunturale dell’artigianato rileva una piccola crescita per la produzione e un calo degli altri due indicatori, in maniera del tutto analoga a quanto avviene per l’artigianato regionale. L’incremento congiunturale della produzione in provincia si ferma allo 0,2% (dato destagionalizzato), mentre a livello lombardo risulta una variazione sostanzialmente nulla. La dinamica di fatturato e ordini registra una flessione sia a livello locale che regionale. Il fatturato si mostra in calo congiunturale dello 0,2% a Monza e dello 0,1% in Lombardia. La dinamica degli ordini risulta ancora peggiore, registrando una flessione rispetto al trimestre precedente dello 0,4% per la Brianza e dello 0,6% per la Lombardia. L’incidenza dei mercati esteri sul fatturato dell’artigianato manifatturiero brianzolo nel secondo trimestre 2023 è pari al 7,2%, superiore di mezzo punto percentuale al dato lombardo (6,7%).
Si osservano invece segnali positivi sul fronte dei prezzi; rallenta infatti la crescita di quelli delle materie prime, anche se in misura meno evidente di quanto registrato nello stesso periodo per l’industria: l’incremento congiunturale è infatti del 4,9% (in Lombardia del 4,7%), quasi 2 punti percentuali in meno rispetto alla rilevazione dello scorso trimestre. Per i prezzi dei prodotti finiti si osserva un analogo rallentamento: crescono infatti in tre mesi del 3% in provincia e del 3,1% in regione.
La dinamica tendenziale mostra ancora valori estremamente positivi per l’artigianato brianzolo, migliori nel complesso di quelli registrati a livello regionale. Si tratta di un quadro ancora abbastanza rassicurante, dal momento che il secondo trimestre 2022 con cui ci stiamo confrontando risultava avere già ampiamente recuperato i livelli produttivi precedenti la pandemia.
L’incremento annuo della produzione dell’artigianato manifatturiero brianzolo si attesta al 3,2%; nel complesso della Lombardia si osserva invece una crescita più contenuta, ferma all’1,1%. Il fatturato e gli ordini registrano una dinamica piuttosto simile per la Brianza, crescendo rispettivamente del 2,2% e del 2,3% sul secondo trimestre 2022. La dinamica di entrambi gli indicatori è peggiore a livello regionale: il fatturato cresce dell’1,1%, in linea con il dato della produzione, mentre per gli ordini si osserva un calo (-0,2%).
Le aspettative degli artigiani brianzoli per l’immediato futuro registrano un marcato peggioramento del clima di fiducia rispetto ai giudizi espressi negli scorsi trimestri, nei quali peraltro si osservava già una prevalenza di opinioni critiche rispetto all’andamento di produzione e ordini.
Per quanto riguarda le aspettative sulla produzione si osserva infatti un saldo tra giudizi di crescita e di riduzione pesantemente negativo, pari a -27,3 punti percentuali. Solamente il 7,3% degli operatori intervistati si aspetta una crescita della produzione, contro più di un terzo che indica un calo. Le opinioni sulla domanda interna mostrano una distribuzione simile, solamente il 5,6% degli intervistati si aspetta un aumento degli ordini, contro il 38% che prevede un calo; il saldo tra ottimisti e pessimisti risulta quindi in netto peggioramento come osservato per la produzione. Le aspettative sull’occupazione restituiscono come di consueto un quadro di marcata stabilità: l’86,2% non attende variazioni, tra i rimanenti si osserva però una prevalenza dei pessimisti (9,2%) sugli ottimisti (4,6%).