La dinamica dell'artigianato lodigiano

MI
MB
LO
Trimestre
Primo
Anno
2022
Indice della produzione industriale

Nel primo trimestre 2022 l’artigianato manifatturiero lodigiano fatica a tornare su un sentiero di crescita dopo lo stop forzato nel 2020 e una lenta ripresa nel 2021, in contrasto per di più con quanto avviene a livello regionale. La dinamica congiunturale e tendenziale dei principali indicatori denunciano una persistente difficoltà, accompagnata dall’acuirsi dell’inflazione e da aspettative piuttosto prudenti. La crescita annua della produzione si ferma allo 0,8%, dimostrando di non avere ancora recuperato i livelli precedenti la pandemia. Osservando una porzione più ampia del grafico si può peraltro notare che la difficoltà dell’artigiano lodigiano risale anche a prima del Covid, avendo subìto un forte calo della produzione per tutto il 2019. Il numero indice della produzione (costruito con l’anno 2010 come base, posto uguale a 100) risulta pari a 83,6, al di sopra del punto di minimo di 78,8 del secondo trimestre del 2020, ma allo stesso tempo una decina di punti al di sotto dei livelli toccati nel 2018.

 

 
Analisi congiunturale

La dinamica congiunturale dell’artigianato del lodigiano risulta leggermente in crescita, in calo per il fatturato e stabile per gli ordini, lontana dal trend positivo regionale per tutti e tre gli indicatori.

La produzione è in crescita dello 0,5% (dato destagionalizzato), mentre in Lombardia si segnala un incremento del 2%. La dinamica del fatturato vede un calo trimestrale a Lodi dello 0,6%, mentre in regione si verifica una crescita in linea a quella della produzione (+1,9%). Praticamente nulla la variazione del portafoglio ordini rispetto al quarto trimestre 2021, contrapposta a una crescita dell’1,3% in regione.

Il dato più preoccupante riguarda però la continua crescita dei prezzi delle materie prime; la dinamica dei prezzi continua infatti ad accelerare, a Lodi persino maggiormente rispetto al resto della regione. L’incremento dei prezzi delle materie prime nel trimestre in esame è del 23,9% su base congiunturale a Lodi e del 19,8% in Lombardia; accelera parallelamente anche la crescita dei prezzi dei prodotti finiti (+9,8% in provincia e +10% in regione).

 

Analisi tendenziale

La dinamica tendenziale del trimestre conferma i segnali di debolezza dell’artigianato lodigiano che risultano dagli indicatori congiunturali. Un quadro differente emerge dall’osservazione dei dati a livello regionale, dove la crescita su base annua di tutti gli indicatori è nell’ordine del 10%. Mentre a livello lombardo la produzione dell’artigianato ha superato, seppur di poco, i livelli produttivi del 2019, nel lodigiano resta ancora lontana dall’obietto.

La crescita annua della produzione dell’artigianato manifatturiero lodigiano è dello 0,8%, un dato che risulta piuttosto lontano dalla dinamica che si osserva in regione (+9,6%). L’andamento degli altri indicatori è coerente con quello della produzione: il fatturato risulta in lieve calo annuo nel lodigiano (-0,2%), in Lombardia per contro è cresciuto del 12%. Il dato più positivo, anche in ottica di crescita futura, arriva dagli ordini, che a Lodi crescono rispetto al primo trimestre 2021 del 2,1%, lontano comunque dal dato lombardo (+8,1%).

 

Previsioni per il secondo trimestre 2022

La dinamica tiepida del trimestre si riflette in termini di estrema prudenza anche sulle aspettative per il prossimo trimestre. I giudizi degli artigiani lodigiani restano in linea con il clima di fiducia piuttosto cauto espresso lo scorso trimestre. Per tutti e tre gli indicatori rilevati (produzione, domanda interna e occupazione) si osserva un saldo tra giudizi di aumento e di riduzione in pareggio o molto vicino.

Il 62,2% degli operatori non si aspetta variazioni della produzione nell’immediato futuro, mentre le quote degli ottimisti e dei pessimisti si equivalgono al 18,9%, producendo quindi un saldo nullo (era in terreno leggermente negativo tre mesi fa). Sono molto simili i giudizi sulla domanda interna, con le indicazioni di stabilità che salgono al 64,9%, a svantaggio dei giudizi di crescita (16,2%), mentre rimane un 18,9% di indicazioni di calo; il saldo è quindi negativo e in peggioramento dal trimestre passato. Risultano migliori le prospettive sull’occupazione, attesa in crescita per il 5,4% degli operatori e in calo per il 2,7%; l’indicazione nettamente prevalente è comunque sempre quella di stabilità (91,9%).

 

 

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