La dinamica dell'artigianato lodigiano

MI
MB
LO
Trimestre
Secondo
Anno
2022
Indice della produzione industriale

Nel secondo trimestre del 2022 prosegue per l’artigianato manifatturiero lodigiano una fase di stallo dei livelli produttivi, a differenza di quanto avviene all’artigianato lombardo nel suo complesso, che registra una crescita piuttosto robusta. La dinamica di fatturato e ordini è invece positiva, non ancora sufficiente però a generare effetti visibili sulle aspettative. Su base annua la produzione registra un calo dello 0,3%, rimanendo ancora al di sotto dei livelli precedenti la pandemia. Osservando una porzione più ampia del grafico peraltro si può notare che la difficoltà dell’artigiano lodigiano risale anche a prima del Covid, avendo subìto un forte calo della produzione per tutto il 2019. Il numero indice della produzione (costruito con l’anno 2010 come base posto uguale a 100) risulta pari a 83,2, al di sopra del punto di minimo di 78,8 del secondo trimestre del 2020, ma allo stesso tempo una decina di punti al di sotto dei livelli toccati nel 2018.

 

 
Analisi congiunturale

La dinamica congiunturale dell’artigianato del lodigiano vede una stagnazione dei livelli produttivi accompagnata però da una discreta crescita di ordini e fatturato, mentre a livello lombardo tutti e tre gli indicatori sono positivi.

La produzione risulta infatti praticamente invariata rispetto al primo trimestre 2022 nel lodigiano, in netto contrasto con la crescita regionale (+2,3%). La dinamica del fatturato registra invece a Lodi un incremento dello 0,8% (dato destagionalizzato), probabilmente grazie anche agli incrementi dei prezzi, mentre in regione si sale fino al 2,9%. Il dato più confortante per l’artigianato lodigiano proviene dagli ordini, cresciuti in tre mesi dell’1,6%, di poco meglio della dinamica regionale (1,3%).

Rallenta, ma rimane ancora molto elevata, la crescita dei prezzi sia delle materie prime sia dei prodotti finiti, un fenomeno che si osserva tanto a Lodi quanto nel complesso della Lombardia. L’incremento congiunturale dei prezzi delle materie prime nel trimestre in esame è del 14,5% a Lodi (tre mesi fa aveva superato il 20%) e del 16% in Lombardia; la crescita dei prezzi dei prodotti finiti arriva invece al 7,3% in provincia e all’8,6% in regione.

 

Analisi tendenziale

La dinamica tendenziale dell’artigianato lodigiano ricalca piuttosto da vicino quella congiunturale, mostrando la difficoltà di recupero dei livelli produttivi. Al contrario, si osserva in regione una crescita ancora piuttosto robusta, seppure in decelerazione a confronto dei trimestri recenti.

Rispetto al secondo trimestre del 2021, la produzione dell’artigianato manifatturiero lodigiano registra una piccola variazione negativa (-0,3%), all’opposto dell’andamento che si osserva in regione (+8,7%). La dinamica degli altri indicatori risulta migliore, anche se permane un forte gap tra la performance lodigiana e quella lombarda. Il fatturato cresce su base annua del 2,9% a Lodi e dell’11,2% in Lombardia. Gli ordini, il dato più confortante in ottica di crescita futura della produzione, registrano a Lodi un aumento del 4,4%, inferiore anche in questo caso al dato lombardo (+6,2%).

 

Previsioni per il terzo trimestre 2022

Le aspettative espresse dagli operatori sul prossimo trimestre si mantengono ancora piuttosto caute, in linea con quanto rilevato nel recente passato. Per tutti e tre gli indicatori (produzione, domanda interna e occupazione) si osserva infatti un sostanziale equilibrio tra giudizi di aumento e di riduzione.

Il 24,4% degli operatori si aspetta un incremento della produzione nell’immediato futuro, contro il 22% che indica invece un calo, producendo quindi un saldo leggermente positivo (tre mesi fa i giudizi positivi e negativi erano risultati equivalenti). Leggermente più pessimisti i giudizi sulla domanda interna, scendono infatti al 17,9% le previsioni di crescita, contro il 23,1% di indicazioni di riduzione; il saldo che ne risulta è quindi negativo, in leggero peggioramento rispetto ai giudizi espressi tre mesi fa. I giudizi sull’occupazione registrano infine – come di consueto – una larghissima prevalenza di aspettative di stabilità (92,7%); tra i restanti operatori, i giudizi pessimisti (4,9%) superano quelli ottimisti (2,4%).

 

 

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