La dinamica dell’artigianato lodigiano
Nel primo trimestre 2023 l’artigianato manifatturiero lodigiano registra una crescita piuttosto robusta, per quanto inferiore a quella regionale, confermando i dati positivi dell’ultimo trimestre del 2022. Crescono in modo particolare la produzione e il fatturato, mentre registrano una battuta d’arresto gli ordini; le aspettative al contempo risultano in miglioramento ma ancora prevalentemente negative. La crescita annua della produzione è del 2,9%; nel grafico si osserva come i livelli produttivi arrivino finalmente a superare quelli di fine 2019 precedenti la pandemia, con un lento recupero tra 2021 e 2022 dei minimi toccati nel 2020. Osservando una porzione più ampia del grafico, peraltro, si può notare che le difficoltà dell’artigiano lodigiano risalgono a prima del Covid, avendo attraversato una fase di forte contrazione tra 2018 e 2019. Il numero indice della produzione (costruito con l’anno 2010 come base posto uguale a 100) nel trimestre in esame arriva a quota 86,2, al di sopra del punto di minimo di 78,8 del secondo trimestre del 2020, ma ancora diversi punti al di sotto dei livelli raggiunti nel 2018.
La dinamica congiunturale dell’artigianato del lodigiano presenta un quadro complessivamente positivo, anche se inferiore alla crescita rilevata a livello regionale; l’aspetto negativo è invece la dinamica degli ordini che risultano in calo, possibile anticipazione di un peggioramento della dinamica produttiva per il futuro.
A Lodi la produzione dell’artigianato manifatturiero cresce su base congiunturale dello 0,3% (dato destagionalizzato), in Lombardia dello 0,6%. L’incremento del fatturato risulta leggermente migliore sia a livello provinciale (0,4%), che regionale (0,9%). Riguardo agli ordini invece si osserva una sensibile frenata per l’artigianato lodigiano (-0,4%), che non trova riscontro nei dati lombardi (+0,7%).
La crescita dei prezzi sia delle materie prime che dei prodotti finiti rallenta la propria corsa anche in questo trimestre. La variazione congiunturale rimane comunque ancora relativamente elevata; nel dettaglio per le materie prime l’incremento registrato dalle imprese lodigiane è stato del 6,5% contro il 6,8% in Lombardia.
Su base annua il raffronto con il primo trimestre del 2022 mette in evidenza una dinamica analoga a quella dei dati congiunturali, con una progressione di produzione e fatturato e una frenata degli ordini. In regione si osserva una dinamica migliore di quella locale per tutti e tre gli indicatori rilevati.
La crescita annua della produzione per l’artigianato manufatturiero lodigiano è del 2,9%, ovvero oltre un punto percentuale al di sotto di quella lombarda (4,1%). Il fatturato cresce più della produzione, probabilmente anche per effetto dell’aumento dei prezzi; nel lodigiano si registra un incremento del 4% e in Lombardia del 5,3%. La dinamica degli ordini è invece negativa per Lodi, mentre è positiva in Lombardia seppur meno degli altri indicatori. Per Lodi il calo risulta dello 0,6%, in regione invece gli ordini sono cresciuti del 2,7% in un anno.
Le aspettative degli operatori sul prossimo trimestre evidenziano un clima di fiducia migliore rispetto a tre mesi fa; tuttavia prevalgono ancora i giudizi di riduzione. Il saldo tra ipotesi di aumento e riduzione risulta ancora negativo per produzione e domanda interna, mentre è in pareggio riguardo l’occupazione.
Relativamente alla produzione, la quota di operatori che si aspetta una crescita sale dall’11,1% dello scorso periodo al 17,5% dell’attuale, rimanendo però ancora in minoranza rispetto al 25% che ritiene più probabile una riduzione, per un saldo negativo di 7,5 punti percentuali. Per la domanda interna si osservano giudizi leggermente più pessimisti, il saldo tra aumento e riduzione è infatti negativo di 10 punti percentuali (il 15% si aspetta un aumento e il 25% una riduzione). Nel grafico si osserva la traiettoria quasi del tutto sovrapponibile delle aspettative riguardo produzione e domanda interna, in recupero rispetto alla seconda metà del 2022, ma ancora in terreno negativo. Le ipotesi sull’occupazione risultano quelle relativamente più ottimiste, si osserva infatti un’esatta parità tra le quote di chi si aspetta un aumento e chi immagina invece una riduzione, mentre – come di consueto – sono largamente maggioritarie le aspettative di stabilità (85%).