La dinamica dell'artigianato brianzolo
Nel secondo trimestre del 2021 l’artigianato brianzolo continua la fase di stagnazione degli scorsi trimestri. In termini di variazione tendenziale, la produzione risulta in forte crescita, tuttavia si tratta, più che di vera crescita, di un recupero dei volumi persi nella fase più critica del lockdown, che risultava essere giusto un anno fa. Se confrontiamo però i livelli produttivi del trimestre attuale con la media dei quattro trimestri 2019, ovvero lo status quo precedente la pandemia, si osserva una variazione di segno negativo (-8,9%). Nel grafico si possono osservare tanto il recupero seguito al crollo della prima parte del 2020, quanto il fatto che questo recupero sia ancora incompleto, al di sotto dei livelli toccati in precedenza. Il numero indice della produzione (espresso con base 2010 pari a 100) si trova a quota 97,6: in leggera discesa per il terzo trimestre consecutivo.
L’osservazione degli indicatori congiunturali evidenza la difficoltà dell’artigianato brianzolo a riprendere un sentiero di crescita, in particolare la produzione è ancora in calo. La dinamica brianzola, che risulta del -0,3% (dato destagionalizzato), è peraltro vicina a quanto avviene nell’artigianato lombardo nel complesso (-0,5%). Elementi di ottimismo emergono invece dalla dinamica del fatturato e soprattutto da quella degli ordini. Il fatturato cresce infatti su base trimestrale dello 0,4%, una dinamica inferiore comunque a quella regionale (+1%). La dinamica degli ordini, che aveva visto una pesante flessione nel trimestre scorso, recupera almeno parte del terreno perduto (+1%); si tratta di un fenomeno analogo a quello che si può osservare per la Lombardia nel complesso, che a un calo più marcato nel trimestre passato fa seguire un recupero più rilevante (+3,2%).
Prosegue nel trimestre la crescita dei prezzi delle materie prime, già emersa a inizio 2021, che aumenta di intensità fino a un +12,1% di variazione congiunturale in provincia e un +13,8% in regione. Inizia a manifestarsi anche un rilevante rialzo dei prezzi dei prodotti finiti (+5,9% in Brianza e +6,1% in Lombardia).
La dinamica tendenziale ci restituisce ritmi di crescita attorno al 20% annuo, si tratta però – come osservato – di un confronto con il trimestre peggiore del lockdown 2020, rispetto al quale si riscontra un ovvio recupero. Se ci rapportiamo alla situazione precedente, ovvero alla media dei quattro trimestri del 2019, l’artigiano brianzolo rimane invece ancora in perdita per tutti e tre gli indicatori rilevati.
La variazione annua della produzione nel secondo trimestre del 2021 risulta essere del +24,7%, un paio di punti percentuali superiore alla media regionale (+22,6%). Il confronto con il 2019 invece indica che il livello attuale dei volumi produttivi è ancora inferiore alla situazione precedente la pandemia di un 8,9% (per la Lombardia si tratta di un -5,6%). Il fatturato è cresciuto su base annua del 25,2%, dato quasi identico a quello regionale (25,3%), ma rimane ancora un pesante gap da colmare sul 2019 (-15,2% a Monza e -3,8% in Lombardia). La dinamica del portafoglio ordini è quella che mostra il recupero percentualmente più contenuto (+20,8%) anche a livello regionale (+19,5%), al tempo stesso però si tratta dell’indicatore per il quale il divario dal 2019 è di minore entità (-6,7%).
Nonostante gli indicatori rilevati nel trimestre indichino il perdurare di una fase di difficoltà per l’artigianato brianzolo, le aspettative degli operatori del settore, come si osserva dal grafico, continuano a migliorare leggermente, raggiungendo un sostanziale pareggio tra i giudizi di aumento e di riduzione.
La quota di operatori che prevede un aumento della produzione è del 21,4%, cresciuta rispetto al 19,8% di tre mesi fa; diminuisce in contemporanea la quota di chi si aspetta un calo, passata dal 22,5% al 20,4%. Il saldo tra ottimisti e pessimisti è dunque positivo di circa un punto percentuale. Le aspettative sulla domanda interna sono di poco peggiori, il 18,4% degli operatori si aspetta una crescita contro il 22,3% che prevede un calo. Le aspettative sull’occupazione infine vedono una larga prevalenza di giudizi di stabilità (82,8%) e una perfetta corrispondenza tra chi indica previsioni di aumento e di diminuzione, pari entrambi all’8,6% dei rispondenti.